Programmi e metodologia del Centro Diurno di Riabilitazione

Il CENTRO di RIABILITAZIONE assicura prestazioni di riabilitazione di tipo intensivo ed estensivo in regime di seminternato ad utenti in situazione di disabilità intellettiva e relazionale, eventualmente associate a disabilità motorie e sensoriali. Alla persona con disabilità che accede a questo servizio è garantita una globalità nella presa in carico: per ogni utente, attraverso una pluralità di approcci metodologici, viene progettato un percorso individualizzato, che assicuri una migliore Qualità di Vita nel pieno rispetto delle aspettative e dei normali cicli evolutivi.

L’attività riabilitativa si svolge attraverso l’elaborazione del Piano di Trattamento individuale, che definisce obiettivi e metodologie specifiche partendo da un profilo dinamico funzionale della persona, per stimolare aree prossimali di apprendimento. Gli spazi di attività a cui si può accedere rispondono alle esigenze di stimolo e consolidamento delle:

  • Competenze Personali. Nell’ambito dell’organizzazione del piano individuale sono previsti interventi individualizzati, che mirano ad ampliare le potenzialità dell’utente rispetto a bisogni specifici. Gli spazi permettono l’accesso a prestazioni fisioterapiche, psicoterapiche, di aiuto alla famiglia, di supporto alla vita sociale.
  • Autonomie Personali. Nei momenti diversi offerti dal normale scorrere della vita di struttura, gli operatori sollecitano una crescita nelle prassi quotidiane, rispetto all’igiene, all’alimentazione, all’abbigliamento, allo spostarsi in ambienti conosciuti e non. L’intervento ha una gamma che va dal creare solo una partecipazione attiva del soggetto fino alla fase dell’autogestione.
  • Autonomie Socio-Relazionali. Questo obiettivo supporta varie scelte operative: Grande attenzione è posta alla relazione operatore-utente attraverso il rispetto dell’empatia reciproca, delle affinità e della proiezione di aspettative. Le varie opportunità di impegno (gestione domestica, giardinaggio, tessitura, occupazioni di tempo libero, montagnaterapia, attività motorie, teatrali, musicoterapiche…) sono finalizzate a creare quella consapevolezza del legame corpo-mente, che sola permette di fare esperienza di Sé, della propria creatività e potenzialità espressiva. La scelta di confrontarsi attraverso il lavoro di gruppo stimola l’ampliamento dell’esperienza personale, sviluppando il senso di appartenenza, di solidarietà e del limite dato dal confronto con l’altro.
  • Autonomie Sociali. Per rispondere ai bisogni di normalizzazione in relazione al contesto sociale e per favorire l’acquisizione di un ruolo dialettico adulto, è possibile fare esperienze occupazionali e lavorative in ambiente protetto. Lo scopo è di “imparare a lavorare” e quindi di sviluppare i prerequisiti necessari in vista di inserimenti futuri (assunzione di responsabilità, consapevolezza del compito, capacità di stare in un gruppo, valutazione del proprio impegno). Un operatore del Centro Collabora con il Servizio Inserimento Disabili dell’ASL.

Approccio metodologico

Il nostro obiettivo primario è conoscere, attraverso una osservazione in varie situazioni, le possibilità di funzionare (a vari livelli) e partecipare (a vario titolo) della persona, a prescindere dalle carenze cognitive di base.
Gli strumenti più idonei per “osservare” ci sembrano essere gli operatori della relazione, e la loro capacità di dare significato e dignità al disagio.
Soprattutto nell’età adulta sono le componenti emotive e motivazionali che favoriscono l’investimento cognitivo e la qualità del rapporto con la realtà della persona con disabilità. Una persona ben integrata nella immagine di sé, nell’autostima, nella capacità di riconoscere e gestire le emozioni è in grado di garantirsi una buona qualità della vita pur con un patrimonio cognitivo deficitario.
Il campo della ricerca, oltre la determinazione del livello delle strutture cognitive residue, deve comprendere quindi la valutazione delle risorse metacognitive; parliamo dell’atteggiamento del soggetto nei confronti delle proprie capacità e potenzialità evolutive, della possibilità di fruire di esperienze piacevoli nelle situazioni di apprendimento, della massiccia presenza di richieste di adattamento nei confronti di una forte necessità di accomodamento, che incide negativamente nella costruzione del sé.
Questa attenzione alla qualità della relazione intrapsichica, interpersonale e sociale ci porta a privilegiare nel progetto riabilitativo un approccio che miri a stimolare la strutturazione del sé, come forza trainante e vicariante la debolezza dello strumento cognitivo.
Così il suggerimento Montobbiano dell'”allearsi alla parte sana”, abbandonando un accanimento terapeutico frustrante, diventa una spinta a lavorare al superamento di atteggiamenti infantilizzanti, all’abbandono di una visione troppo medicalizzata dell’intervento, ma soprattutto una spinta ad intervenire più sulla persona che su l’handicap. E questo significa rivolgersi all’unicità di quella persona perchè nella patologia ognuno è diverso e la diversità, se la sappiamo cavalcare, diventa un patrimonio insostituibile di suggerimenti.