L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

(“La farfalla”, Pavel Friedman)

Lo scrittore ceco Pavel Friedman ricorda in questa struggente poesia il giallo intenso, splendente, allegro, dell’ultima farfalla che vide prima di essere internato nel campo di concentramento di Auschwitz.
La farfalla, libera di volare diventa il simbolo di libertà, serenità e spensieratezza: quella libertà e quella serenità che nel ghetto manca, e che alle vittime dell’Olocausto è stata tolta progressivamente e ben prima della vita.

Il 27 gennaio di ogni anno, si celebra la giornata passata alla storia con il nome “Giorno della Memoria” per commemorare tutte le vittime dell’Olocausto.
Si è stabilito di celebrare questa ricorrenza ogni 27 gennaio, perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, simbolo indiscusso delle atrocità commesse dal nazismo.

Anffas Onlus Massa Carrara, desidera onorare la memoria di quelle vittime innocenti: ebrei, omosessuali, disabili, malati di mente, zingari, prigionieri di guerra, comunisti, socialisti e popolazioni slave.

Vittime che secondo vari ricercatori, ammonterebbero tra i 15 e 20 milioni, contando sia le persone uccise che quelle imprigionate nei centri allestiti dai nazisti nei paesi occupati, dalla Francia alla Romania: 42.500 siti utilizzati per uccidere e torturare
(Fonte: “Olocausto, le vittime e i prigionieri dei nazisti furono tra 15 e 20 milioni” – Il Sole 24 ORE).

Anffas Onlus Massa Carrara decide di farlo approfondendo i fatti storici del periodo della Seconda Guerra Mondiale, analizzando in particolare il piano “Aktion T4” contro le persone disabili, perché una conoscenza approfondita dei fatti storici, permetta alle future generazioni di non commettere più gli errori del passato: “Ricordiamo, affinché non accada più”.

Mai più Aktion T4

Pochi sanno che le prime azioni folli che diedero inizio allo sterminio nazista furono quelle indirizzate “ai disabili”.

L’uccisione sistematica delle persone con disabilità fu il primo atto della follia eugenetica nazista.

Uno dei primi desideri di Hitler era quello di liberare il regime dalla presenza di tutte quelle persone che non potevano contribuire alla grandezza dell’impero, ovvero i disabili, i quali vennero considerati delle vere e proprie zavorre.
Queste persone venivano considerate vite indegne di essere vissute, vite superflue e inutili per il progresso della nazione.
Una propaganda ferocissima per plasmare le menti dei tedeschi, soprattutto dei più piccoli, ebbe inizio negli anni trenta.
In particolare, il regime creò campagne martellanti atte a sottolineare l’eccessivo costo del mantenimento dei portatori di handicap sul bilancio statale.
Infatti, tra i banchi di scuola, i bambini tedeschi erano abituati a trattare problemi di questo tipo:

Il mantenimento di un malato mentale costa circa 4 marchi al giorno, quello di uno storpio 5,5 marchi, quello di un criminale 3,50. Molti dipendenti statali ricevono solo 4 marchi al giorno, gli impiegati appena 3.5, i lavoratori manuali nemmeno 2 marchi al giorno. Illustrate queste cifre con un diagramma. Secondo stime prudenti sono 300mila i malati mentali, epilettici, ecc. di cui si prende cura lo Stato. Quanto costano in tutto queste persone a 4 marchi a testa? Quanti prestiti matrimoniali a 1000 marchi l’uno potrebbero venir concessi sfruttando questo denaro?

L’operazione T4, che prende il nome dall’indirizzo del quartier generale, il civico 4 di Tiergarten straße, fu sistematicamente eseguita dal 1939 al 1945 ed ebbe inizio ufficiale con una lettera di Hitler dell’ottobre 1939, in cui si autorizza la “concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili”. Lo sterminio di questi innocenti ebbe secondo il Führer, una giustificazione scientifica e questo fece sì che vennero coinvolti medici, personale amministrativo e tecnico per studiare soluzioni tecnologiche di sterminio all’avanguardia per i tempi.

Inizialmente come primo passo, furono istituiti in ospedali e case di cura, alcuni reparti infantili preposti a cure specialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambini disabili al di sotto dei tre anni. Tutte le strutture create appositamente per questi scopi, possedevano dei nomi in codice, così come tutti i funzionari coinvolti. Questo ovviamente per esigenze di segretezza.

Furono inoltre, creati dei centri di “consulenza per la protezione del patrimonio genetico e della razza”, a questi centri spettava il compito di convincere i genitori ad affidare alle loro “cure” i loro figli disabili promettendogli cure miracolose e sperimentali. Ma, in realtà, i bambini venivano ricoverati e uccisi attraverso iniezioni o lasciati morire di fame. E i cadaveri venivano sezionati per studiare il cervello.

Questa era la sorte destinata ai bambini, ma agli adulti cosa succedeva?

Si potrebbe dire che alle persone adulte era riservato il vero e proprio progetto Aktion T4.

Gli adulti affetti da patologie fisiche, mentali e sensoriali, venivano trasportati inizialmente in ospedali tedeschi per non dare troppo nell’occhio e, successivamente, venivano trasferiti in edifici isolati come ex caserme, penitenziari, case di cura adattati ad ucciderli.
Qui, infatti, si trovavano le prime camere a gas funzionanti con il monossido di carbonio e nelle vicinanze i primi crematori.

Ovviamente, per coprire le proprie attività criminali, i nazisti prelevavano le persone disabili dalle loro abitazioni, senza il permesso dei genitori.
Dopo il decesso, facevano quindi recapitare a casa un certificato di “morte per cause naturali” o “vittime del conflitto mondiale in corso“.

Nonostante, formalmente, il piano fosse stato sospeso intorno al 1941, le operazioni continuarono in segreto fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La campagna di dissimulazione condotta in contemporanea allo sviluppo del piano rende ancora oggi impossibile stabilire con esattezza il numero delle vittime. Si presume che furono oltre 250.000 le persone con disabilità che in quel periodo vennero uccise attraverso iniezioni e farmaci letali, camere a gas o lasciate morire di stenti.

L’importanza di una società aperta e consapevole

Tutti noi di Anffas sappiamo quanto sia complesso e difficile trattare tali argomenti. Nonostante “la strage dei disabili” sia passata in sordina rispetto agli altri crimini nazisti, il nostro dovere è quello di non dimenticare mai e di discutere di questi orrori per costruire una società aperta e consapevole nei confronti della disabilità.
È necessario scardinare l’odio e il pregiudizio dalle nostre vite, perché solo così potremo aspirare ad una vera uguaglianza e libertà per tutti.
Fonte: Lo sterminio nazista dei disabili – Per Noi Autistici e Disabilità e nazismo: la folle ispirazione per i campi di concentramento (ultimavoce.it).